Le seguenti notizie biografiche su Antonio Antinori sono tratte da Anton Ludovico Antinori – Analisi e Materiali, pubblicazione di Alessandro Clementi del 1977.
«Anton Ludovico Antinori nacque all’Aquila il 26 agosto 1704. Dopo i primi studi compiuti nella città natale, fu mandato a Napoli dove ebbe per maestro Celestino Galiani. Studiò teologia, storia e archeologia, pur senza conseguire titoli accademici. Divenne nel 1731 corrispondente del Muratori per la realizzazione del Rerum Italicarum Scriptores, ma non fece in tempo a pubblicarvi la Historia Aquilana che, viceversa, con una erudita Introductio fu pubblicata nelle Antiquitates Italica Medi Aevi. Consiste la Historia in una raccolta criticamente condotta dei cronisti aquilani Buccio da Ranallo, Antonio di Buccio, Niccolò di Borbona, Francesco d'Angeluccio di Bazzano, Niccolo Ciminello di Bazzano etc., e nella raccolta dei Catalogi Pontificum Aquilanorum.
La collaborazione con il Muratori rese possibile anche la pubblicazione nel Novus thesaurus veterum iscriptionum di molte iscrizioni inedite rinvenute e sciolte dall'A. nell'area abruzzese. L'A. coltivò anche la poesia, soprattutto sacra, con oratori e drammi. Nel 1739 entrò nella Congregazione dei padri dell'Oratorio ricevendovi gli ordini. Benedetto XIV gli offrì il posto di Bibliotecario dell'Istituto delle Scienze di Bologna che fu rifiutato per ragioni di salute.
Nel 1745 fu consacrato Arcivescovo di Lanciano ove rimase fino al 1754. Da tale data fino al 1757 fu Arcivescovo di Matera ed Acerenza. Dopo la sua rinunzia all'episcopato, godendo di una pensione regia e del beneficio di S. Pietro ad Oratorio di Capestrano, potè attendere nella sua Aquila agli studi storici fino alla sua morte che avvenne il 1° marzo 1778.
Ma i lavori di gran lunga più cospicui sono finora rimasti allo stadio di manoscritti. Il bibliotecario E. Casti che li ricevette nella Biblioteca Tommasiana dell’Aquila li ordinò e catalogò come segue: Annali degli Abruzzi (voll. I-24); Corografia storica degli Abruzzi (voll. 25.42); Raccolta delle iscrizioni (voll. 4347): Monumenti, uomini illustri e cose varie. Annali di Aquila (voll. 48-51).
Il Setti che per primo si occupò delle lettere dell'Antinori al Muratori che rinvenne presso il cav. Pietro Muratori, dandone pura e semplice notizia circa la consistenza, giudicando dell'opera storiografica dell'Antinori così si esprime: « i manoscritti che sommano ad una quarantina circa di volumi, rappresentano quasi un 50 anni di faticose e pertinaci ricerche per le quali l'Antinori intendeva ad illustrare la storia degli Abruzzi, rendendosi per tal modo degno d'esser chiamato "il dotto seguace dei lavori del Sigonio del Mabillon, del Montfaucon e dell'immortale Annalista italiano" (A. Dragonetti, Le vite degli illustri Aquilani, Aquila 1847, pag. 43). Senonché la morte ruppe a mezzo il magnanimo proponimento: e poiché nella storia dello spirito umano non ha valore né vita la materia informe, se alle sparse membra non giunse l'arte a dar sesto ed unità di corpo individuo, così quell'ingente lavoro restò frustrato, e le contrade abruzzesi non ebbero più una storia, che i fasti ne illustrassero e perpetuassero. Ma non si dovrebbe davvero lasciare del tutto infruttuose sì cospicue indagini, che serban memoria di tanti fatti disposti in forma di cronaca, e testimonianti una rara diligenza e perspicacia di storico. L'Antinori nota e registra tutto: avvenimenti politici, piati e controversie giuridiche, elezioni di magistrati, deliberazioni di opere pubbliche, feste religiose, fondazioni di chiese, decessi illustri di Signori, o vescovi, o prelati; impianti di scuole e di professioni d'arti e mestieri, edizioni di libri, pestilenze, comete, terremoti, brinate, temporali... Trae vantaggio di tutto, le varie testimonianze adducendo, confrontandole, vagliandole. L'importanza di siffatti documenti non poté neppur sfuggire ad uno degli Eredi, al fratello Gennaro che ideò una Raccolta di memorie istoriche delle tre province degli Abruzzi del dr. Antonio Ludovico Antinori. La pubblicazione doveva comprendersi in 15 volumi, e incominciò a Napoli nel 1781, editore Giuseppe Campo. Ma l'excerpta dalle memorie mss. fu senza alcun criterio ed ordine veruno: tanto che l'edizione dovette arrestarsi, di là a due anni, al quarto volume: tanto, che non è forse arrischiato il dire, che l'arruffata e mal condotta pubblicazione dové contribuire a scemare la reputazione dell'Antinori nella fama dei posteri» (G. Setti, Margherita d'Austria in Aquila nel 1569, in «La Palestra Aternina» Vol. I - gennaio 1883 - Fascicolo I pp 214-215). Si insiste nella Biografia anonima di Anton Ludovico Antinori in A. Cappelli, Carteggio inedito di L. A. Antinori aquilano con C. Amaduzzi, Roma 1905 pag. 9: «Siccome egli prima d'esser vescovo aveva fatto con somma fatica e col visitare vari archivi del regno una raccolta di memorie, e monumenti tanto sacri che profani attinenti alli due Abruzzi, così sperava di poterli ordinare e formarne una Storia col ritirarsi alla sua Badia di S. Pietro, come infatti con tal proposito vi andò nel 1775; ma il gran concetto, e credito suo presso la Corte gli facevan piombar addosso continue incumbenze ecclesiastiche, che lo tenevano in una sempiterna distrazione, ond'é restata agli eredi quella pregevole collezione disposta in dodici volumi».
Dice inoltre L. Bruni, Risveglio degli Studi Storici in Italia sul sec. XVIII ed azione di Anton Ludovico Antinori in «Anton Ludovico Antinori e il II centenario della sua nascita», Aquila 1904, pag. 33, a proposito degli Annali manoscritti: «Per me, quei volumi contengono piuttosto il materiale per gli Annali che poi l'Antinori non compì mai. Questo mi pare che sia pure il pensiero del pronipote dell'Antinori: "Dopo di avere il nostro Prelato contribuito di molto alle opere del Muratori, ed in particolare in ciò che riguardava la sua patria, per sempre più pascere la sua lodevole erudita curiosità e quel che più importa, per sempre più promuovere la gloria della Città dell'Aquila, come ancora perché a ciò fare istigato ed incaricato dal suo amico, l'infaticabile L. A. Muratori, cercò di condurre a fine e di raccogliere infinite notizie intorno alla storia dei tre Abruzzi... Non saprei determinare il tempo prezioso in cui l'Antinori cominciasse sì lodevole e ragguardevole opera; solo si sa che egli vi impiegò circa quaranta anni: è certo che nell’anno quarantuno della sua età era già incominciata... In tutto questo tempo, o sia fino alla sua morte, egli non fa altro che raccogliere infinite notizie, e trascrivere anno per anno. Desiderava perfezionarle nel 1779, come egli stesso ripeteva; ma la morte, distruggitrice delle più belle cose, gli tolse la vita, allora quando voleva intraprendere la fatica per consegnarla alle stampe "».
(Il pronipote dell'Antinori cui fa riferimento questo passo, e per la precisione anch'esso di nome Anton Ludovico, visse dal 1811 al 1833 e completò l'opera del prozio con il 54o volume manoscritto conservato nella Biblioteca provinciale S. Tommasi, dal titolo: Notizie storiche sulla vita e sugli scritti dell'Arcivescovo Anton Ludovico Antinori descritte dal giovane suo pronipote Anton Ludovico Antinori Aquilano).
Ma già da quando si intraprese la stampa degli Annali, poi interrotta al terzo tomo, (Raccolta di Memorie istoriche delle tre province degli Abruzzi dell'Arcivescovo di Matera D. Antonio Ludovico Antinori,Tomo I, Napoli MDCCLXXXI), l'editore Giuseppe Campo, così si esprimeva: «Non senza ragione fu detto farsi manifesto torto agli Autori da coloro che la cura si prendono di mandar in luce opere restate inedite; alle quali non essendo stata imposta l'ultima mano, pare che a maggior gloria de' trapassati autori loro fosse per tornare, se si rimanessero per sempre dimenticate e neglette, anziché farle comparire disadorne, se non pur difettuose, al cospetto degli uomini [...] avendo ogni angolo di quelle Provincie celebre nell'antichità, ogni ancorché piccolo paese, tutte le Chiese, tutte le Badie a parte a parte vedute, qualsiasi monumento trascritto, tutti gli archivi visitati, ed avendo di quanto pascer la curiosità può di un uomo studioso, diligente, e, quel che più importa della gloria patria promotore generoso e instancabile fatto in sua mente ricco tesoro, poté metter insieme tante notizie, e della maggior importanza, le quali altrove cercherebbonsi invano, e che il miglior pregio formino di quest'opera. E se alcuna volta non si troverà per avventura sì copioso, come si vorrebbe, ciò attribuirsi dee alla mancanza delle memorie, che i tremuoti, gl'incendi, le guerre, ad altre pubbliche e private calamità hanno fatto ire a male: e se tal altra fiata sembrerà ch'egli vada vagando fuor dell'assunto, niun sia che nel riprenda, poiché ha il nostro Autore veduto bene la connessione che le cose estranee con le Abbruzzesi abbiano, e come da quelle si diffonda luce sopra di queste; le quali per bene rischiarare bisogna ripetere d'altri principi i lumi. Non intendiamo però escusare con troppo di amore quelle macchie che in queste carte non passa ravvisare; ma solo qui ricordar ne giova che l’autore non mai pensò a dar loro un migliore ordine, e quella perfezione che ben era da sperare dal suo finissimo giudicio». Il giudizio ampiamente riduttivo dell'opera storiografica dell'Antinori, generato dalla convinzione che al polistore abruzzese mancò la virtù della sintesi, trova un suo recentissimo rafforzamento nella voce Antinori del Dizionario Biografico degli Italiani, redatta da I. Zicari: «L'A. lasciò una mole enorme di manoscritti, che, legati per testamento nel 1832 dal pronipote A. L. Antinori jr. alla famiglia Dragonetti furono poi donati nel 1887 da Giulio e Luigi Dragonetti alla Biblioteca provinciale di Aquila. Raccolti in cinquantuno volumi in folio, di circa mille pagine ciascuno, E. Casti li ordinò e catalogò in quattro classi: Annali degli Abruzzi (voll. 1-24); Corografia storica degli Abruzzi, disposta per ordine alfabetico (voll. 25-42); Raccolta di iscrizioni (voll. 43-47); Monumenti uomini illustri e cose varie - Annali di Aquila (voll.48-51). Si tratta di numerosissime memorie e dissertazioni sugli argomenti più disparati. Di esse talora si ha la redazione definitiva, quasi pronta per la stampa, talaltra soltanto una serie di schede con note prese saltuariamente, ma sempre precise e corredate di richiami alle fonti e di indicazioni bibliografiche. Per la incompletezza di molti dati, per le lacune nell'ordine cronologico, per alcuni errori e sviste, notabili specialmente sulla silloge delle iscrizioni, che pur meritò gli elogi del Mommsen (v. Corpus Inscriptionum Latinarum, IX, p. 399), ma soprattutto per la mancanza di un « discorso » storico (la sottolineatura è nostra), è evidente che i manoscritti antinoriani non potevano e non possono servire che come fonte, generalmente assai attendibile, di una storia dell'Aquila e delle altre città degli Abruzzi, dalle origini al sec. XVIII, ma non ci danno una storia vera e propria, neppure limitata ad una sola città».
(Clementi 1977, pp. 13-19)