Nel 1886 il materiale arrivò in Biblioteca non rilegato ma ordinato in ventisette buste e ventitré pacchi corredati da cartellini con la descrizione del contenuto a cui il bibliotecario Ernico Casti non trovò corrispondenza per via di precedenti spostamenti e maneggiamenti; il materiale fu classificato in quattro parti con la compilazione di indici così come ancora oggi lo consultiamo:
La sezione Appendice, formata dai mss. LII – LVI è costituita da:
- ms. LII, Successioni di papi, re, principi, prevalentemente postumo all’Antinori, è una miscellanea che raccoglie sonetti, epitaffi, composizioni e dediche in memoria del defunto arcivescovo Antonio Antinori; raccoglie anche registrazioni dei movimenti giornalieri di cassa del 1703 compiute da Giacinto Antinori, padre dell’Arcivescovo, e un memoriale del barone Giulio Pezzoli a servizio del re Filippo IV, con emblema araldico del cavalierato e corona di Spagna, stampato in lingua spagnola del 1660.
- ms. LIII, Sigle lapidarie, una raccolta alfabetica di abbreviazioni latine epigrafiche, probabilmente estratto dai manoscritti della parte III, Iscrizioni Lapidarie.
- ms. LIV, Notizie sull’arcivescovo A. L. Antinori, autografo del pronipote omonimo dell’Erudito, donato alla biblioteca “Salvatore Tommasi”.
- ms. LV, Archivio Aquilano, probabilmente estratto dai manoscritti della parte I, II e IV; già segnalato da Orazio D’Angelo nel 1904 come un regesto senza titolo e mancante delle ultime pagine, contenente il transunto di 666 documenti dell’antico archivio aquilano è lavoro compiuto dall’Antinori nel 1774, è stato poi trascritto e pubblicato da Salvatore Piacentino nel 1977.
- ms. LVI, San Martino d’Ocre, trattazione monografica sulla località di San Martino di Ocre (Aq), probabilmente estratto dal ms. XXXV di Corografia storica degli Abruzzi; è stato acquisito dalla biblioteca “Salvatore Tommasi” con una donazione del 1948.
La numerazione di ogni singola pagina è segnata prevalentemente in alto a matita blu con numero arabo di modulo grande: è contestuale al lavoro di classificazione ed elaborazione degli indici da parte di Enrico Casti.
Una progressiva numerazione delle carte, comprese quelle bianche, è apposta in alto a destra scritta a matita con numero arabo di modulo piccolo: è la cartulazione eseguita durante le attività di restauro compiuto da Giovanni Di Giacomo tra il luglio del 1970 e il 12 dicembre del 1973.
Durante il restauro del 1959, ad opera di Ferracci di Assisi, i Manoscritti sono stati sdoppiati e rilegati passando da 56 a 64 volumi.
Con il restauro del 1973 il numero dei volumi è salito a 106 così come li consultiamo ancora oggi, rilegati con una coperta in cuoio: sul dorso di ogni volume ci sono due tasselli di color marrone scuro compresi nello spazio tra i nervi della rilegatura:
- sul primo più in alto sono impressi il nome dell’autore, il numero e nomenclatura della parte; segue poi il numero del manoscritto in cifre romane seguito da cifre arabe in caso di ripartizioni in tomi;
- sul secondo tassello sono riportati in breve i dati relativi al contenuto delle quattro parti: in Annali, per esempio, si leggono gli estremi cronologici della trattazione.
Su ogni volume, nella parte in basso del dorso, è riportato in progressione il numero di corda che lega tutto il corpus, dal numero 1 fino al 106.
Gli estremi dei numeri di corda relativi alle parti sono:
- Annali degli Abruzzi, 1-43
- Corografia storica degli Abruzzi, 44-81
- Iscrizioni lapidarie, 82-87
- Monumenti e cose varie, 88-101
- Appendice, 102-106