Introduzione

Si propongono i seguenti criteri di trascrizione utili come strumento redazionale per coloro che desiderano trascrivere i Manoscritti Antinoriani attraverso questo sito, trascrizione che riprodurrà il testo manoscritto in caratteri a stampa adattato all’uso moderno, che interpreterà i segni grafici per dare loro coerenza linguistica facilitando la lettura del testo originale riportato in facsimile a fronte.

Sono un elenco di norme a cui attenersi il cui fine è quello di normalizzare e rendere il più possibile omogeneo il lavoro di trascrizione in crowdsourcing, utili anche per coloro che leggono le trascrizioni e le confrontano con il manoscritto; spiegano, ad esempio, come sciogliere abbreviazioni, normalizzare la punteggiatura, come inserire maiuscole e minuscole ….

Queste norme sono dedotte da criteri convenzionali* generalmente usati nell’ambito delle edizioni di manoscritti, in parte esposti anche nelle prefazioni di alcune principali edizioni di trascrizioni di manoscritti antinoriani.


Abbreviazioni

I compendi abbreviativi sono sciolti sulla base delle corrispettive forme piene, senza adottare l’uso di parentesi, sia nelle parole abbreviate per troncamento (v. > vedi), o per contrazione (desc.ne > descrizione; t.rio > territorio), anche se la parte finale delle parole è in apice (v.a eca > vostra eccellenza), sia nei casi espressi con segni abbreviativi di significato proprio (per, pre, pro, ecc. per queste forme si consulti il Dizionario delle abbreviazioni latine ed italiane di A. Cappelli) o con segni adottati al posto di una o più lettere (roga˜ > rogare).

Accenti

L’uso dell’accento è adeguato all’uso moderno, distinguendo tra accento acuto e grave soltanto per la e (è, cioè, né, poiché, perché). Si pone su parole sdrucciole o piane nei casi di ambiguità (prìncipi, inviaròllo, dìcesi); si adotta inoltre per (può), (diedi, diede) e per à (ha) e ò (ho), forme da mantenersi, mentre nella terza persona plurare di avere si inserisce h (anno > hanno) che si conserva in tutti gli altri casi (haverete).

Apostrofi

Si adotta l’apostrofo per segnare la caduta sintattica dell’articolo (de francesi > de’ francesi, a piedi > a’ piedi, da nemici > da’ nemici), per de’ (deve) e per segnalare l’aferesi (lomperatore > lo ’mperatore); vedi anche Unione e separazione delle parole.

Cancellature e aggiunte

Si trascrive il testo di ultima mano, quindi non si segnalano le aggiunte interlineari o marginali, gli interventi di correzione, espunzione o cancellature.

Latino e altre lingue

Le parole latine e in altre lingue sono trascritte in tondo.

Lettere

Ogni lettera viene trascritta fedelmente come riconosciuta nel modello ad eccezione della j da rendersi con i (Ajelli>Aielli, ij>ii), in qualunque posizione; y con valore di ij >ii; la u per la resa della labiodentale sonora è trascritta v (uiuere > vivere, uole > vole).

La ç mantiene la cediglia, la e caudata (ę) è trascritta con il dittongo -ae; le lettere inserte (æ) si trascrivono separate (ae, oe); scempiamenti e raddoppiamenti dialettali sono rispettati.

Maiuscole e minuscole

L’uso della maiuscola è adottato dopo ogni punto fermo. Si adotta inoltre per i nomi propri, i nomi di magistrature e di istituzioni sia laiche (Tribunale Regio, Camera Aquilana) che ecclesiastiche (Sede Apostolica, Camera Apostolica, Rota, Conclave) e quando ci si riferisce alle istituzioni universali (Chiesa Cattolica Romana e Sacro Romano Impero); per i nomi di Stati (Regno di Napoli; Stato della Chiesa), per i nomi di popoli (Fiorentini, Francesi), i nomi geografici, anche in forma di aggettivo sostantivato (Aquilano, Chietino, Pescarese, Teramano); per i nomina sacra (Dominus/Domino; Deus/Dio; Mater Dei/Madre di Dio), santo e beato in minuscolo se si riferisce alla persona del santo (es. il monogramma di san Bernardino), maiuscolo se si riferisce a nomi di luoghi (es. la basilica di San Bernardino) e maiuscolo per le festività religiose così come nell’uso corrente (Pasqua, Natale). Si adotta la minuscola per i nomi comuni (chiesa, contado, castello), per i mesi e i giorni, per i titoli di nobiltà (duca, conte), per i titoli religiosi (canonico, vescovo, arcivescovo), per i titoli di dignità (sua eccellenza reverendissima, sua altezza).

Numeri e cifre

I numerali arabi e romani sono riportati come scritti nel testo, utilizzando i caratteri maiuscoli per i numeri romani rispettando la forma in aumento (1530, MDXXXIV, IX, viiij > VIIIJ); la forma abbreviata composta da numero e lettere deve essere sciolta (2.da >seconda)

Parentesi

Sono adottate le parentesi quadre [ ] per indicare lacune nel testo dovute a guasti materiali (perdita del supporto, fori, presenza di macchie, abrasioni, evanescenza o abrasione dell’inchiostro); le integrazioni di titoli, sottotitoli e paragrafi sottaciuti, le integrazioni congetturali o da altro vanno poste dentro parentesi uncinate <>.

Le omissioni presenti nel testo originale ovvero lo spazio bianco sul rigo, sono indicate con tre asterischi, es. la chiesa di San *** di Montereale. Qualora una o più lettere, oppure una o più parole, risultino di incerta lettura, si inserisce tra parentesi tonde ( ); qualora una o più parole risultino illeggibili, ugualmente si utilizzano le parentesi tonde riportando il numero e la dicitura Illeggibile, es. (seguono due parole illeggibili).

Punteggiatura

La punteggiatura è adattata all’uso moderno; le citazioni letterali e i discorsi diretti vanno racchiusi tra virgolette basse « »

Titoli, sottotitoli e paragrafi

Sono posti sempre all’inizio trascritti nell’ordine in cui sono dati.

Unione e separazione delle parole

Più parole separate nel testo sono riunite secondo l’ortografia corrente, come gli avverbi (in vero > invero, in fine > infine) e le congiunzioni (fin che > finché, ben che > benché, per che > perché, pur che > purché, acciò che > accioché), mentre sono separate le preposizioni articolate non raddoppiate (dela > de la, ala > a la) e le diverse univerbazioni improprie (chabbiano > c’habbiano, cha > c’ha, laltro>l’altro); in sel e chel la scelta della separazione e di posizione dell’apostrofo si fonda sulla distinzione tra articoli e pronomi (sel disse > s’el disse, sel duca > se’l duca; chel vole > ch’el vole, chel cavallo > che ’l cavallo).

I casi di raddoppiamento fonosintattico sono preceduti da uno spazio: es. selli > se lli, chelli > che lli.



*I criteri di trascrizione sono stati definiti dai seguenti saggi: Tognetti G., Criteri per la trascrizione di testi medievali latini e italiani, «Rassegna degli Archivi di Stato», 51, 1982; Barbiche B. et Chatenet M. (a cura di), L’Édition des textes anciens, XVIe-XVIIe siècle, Paris 1990; Bologna M., Criteri di edizione in Bologna M. (a cura di), Il Libro di note di Stefano e Agostino Centurione, Genova, 2018, pp. IX-XII.

Di riferimento anche i criteri espressi in www.cislab.unisi.it, www.isabelladestearchive.org e www.mapio.unige.it/manoscrittoetrascrizione